Il nocino di Zeno
"Il nocino migliore del mondo"
Inizio
Negli anni venti, nel periodo pionieristico del motociclismo, il piccolo Zeno accompagnava sempre alla stazione di Fosdondo suo papà Aderito, valente pilota, quando partiva per raggiungere i circuiti di gara. Zeno teneva sempre in tasca una noce come portafortuna e quando il treno riportava indietro suo padre il cuore gli batteva forte e se vedeva spuntare dal finestrino il suo braccio agitare festosamente una coppa dorata scintillare al sole, correva tutto felice a piantare la noce che aveva tenuto stretto in mano. Quando Aderito ha concluso la sua straordinaria attività agonistica, Zeno ha utilizzato il frutto di quegli alberi diventati grandi, per produrre un nocino e assaporare di nuovo quei momenti indimenticabili: il risultato è un infuso di una ricetta magica che conserva ancora dopo più di un secolo il sapore di quelle vittorie.
Fosdondo
Fosdondo era una località che aveva una notevole importanza già in epoca romana, lo testimoniano i numerosi ritrovamenti di antiche vestigia nel suo territorio. Quando venne inglobata nel feudo matildico fu costruita una maestosa pieve che si affacciava su distese infinite di piante di noci a dimostrare il rapporto strettissimo di Fosdondo con quel particolare frutto. Il terreno fresco e leggermente acido, ricco di sostanze organiche e con un apporto idrico notevole, contribuirono alla produzione di piante monumentali. Quando nel tardo Medioevo iniziò a Fosdondo a prendere piede la produzione di distillati casalinghi, la presenza dei noci aprì la tradizione del nocino. I medici medioevali ne lodavano le virtù e Arnaldo da Villanova scrisse che “prolunga lo stato di buona salute, disperde gli umori superflui, rianima il cuore e mantiene giovani.”
La stazione di Fosdondo
La stazione di Fosdondo era un luogo di culto ferroviario come l’oratorio poco distante dedicato alla Madonna che, fatto unico, aveva la facciata principale sulla ferrovia e quando la littorina giungeva in prossimità, il macchinista rallentava la corsa fino a fermarsi il tempo necessario per fare l’inchino e il segno della croce insieme a tutti i passeggeri per poi ripartire. L’automotrice andava sempre dritto, ogni stazione aveva un suo particolare odore e un caratteristico suono, si saliva con un dialetto e si scendeva con un altro. Era un viaggiare lento ma costante che permetteva di osservare il bel paesaggio della Pianura Padana
mentre dai finestrini aperti si veniva accarezzati dall’inconfondibile aria di campagna. La littorina col suo muso arrotondato ed aerodinamico aveva sempre ragione, tutti si fermavano al suo passaggio e procedendo al suono ritmico dei binari, i viaggiatori si sentivano ricchi. La stazione di Fosdondo rappresentava per la comunità una porta aperta verso il futuro, sia per chi arpivava sia per chi partiva con valigie e biglietto di sola andata. Era una cattedrale a cui milioni di passeggeri erano stati devoti dalla fine dell’Ottocento alla metà del Novecento poi un giorno qualcuno ha deciso di farla diventare un’arteria morta. Hanno chiuso le sue porte per sempre ma al suo interno le innumerevoli emozioni nate e passate di li, sono ancora tutte vive, pronte per partire col racconto di un pezzo importante di una storia italiana: ora viaggiano rimanendo ferme davanti al vecchio camino che scaldava la sala d’aspetto e dalle porte adesso entra solo il profumo delle noci piantate lì vicino da Zeno.
Nocino
Il nocino non era un semplice infuso di mallo di noci, era molto di più, era il primo liquore della tradizione emiliana in cui ogni famiglia si identificava con una sua precisa ricetta segreta. In questo clima competitivo il piccolo Zeno concepì l’idea di fare un nocino nuovo che sopravanzasse, come aveva fatto suo padre nelle gare in moto, i nocini fino ad allora prodotti e nacque così “Il nocino migliore del mondo.”
Assaggiando un bicchiere del nocino di Zeno, l’elemento trasgressivo spunta nei primi secondi perché il contesto in cui è nato, apre al trascendente, in un risorgimento metafisico che crea il bisogno di appartenere a quel luogo: Fosdondo!
Le gare
Il numero di gare motociclistiche che venivano disputate negli anni Venti era impressionante, non c’era festa senza che si corresse, bastavano infatti gli striscioni della partenza e del traguardo, alcune balle di paglia, il permesso dei Carabinieri e il gioco era fatto. Aderito, il padre di Zeno correva con una G.D che all’epoca era considerata l’espressione più avanzata della tecnica e grazie alle numerose affermazioni sportive era la moto più ambita dai piloti e dal pubblico.
Aderito Masoni
Aderito diede con orgoglio il suo contributo alla Patria interrompendo l’attività agonistica.
Aderito ritornato, pronto ad affrontare la sua vita come una competizione sempre all’attacco.
Zeno Masoni
Nel 1955 Zeno si recò negli USA e il suo lungo viaggio iniziò proprio dalla stazione di Fosdondo. Fece in tempo a prendere l’ultima corsa che avrebbe fatto quel treno perché al suo ritorno dall’America la ferrovia non c’era più, decretando così la fine di una straordinaria epopea cominciata e finita nello stesso luogo.
A New York…
per portare il verbo nel Nuovo Mondo, con una spinta controrivoluzionaria che aveva le radici nel glorioso passato che è servita a veicolare un contenuto notevolmente nuovo.